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Full text of "Paolo e Virginia; melodramma semiserio in due atti"

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IN  DUE  ATTI 

Paiole  del  signor  Jacopo  Ferretti 
ih»™  di  D.  Mar.o  Aspa  Maestro  di  Contrappunto, 
«  Composizione  nel  Collegio  del  Reale  Albergo  di  Napoli 

DA  RAPPRESENTARSI 

NEL  TEATRO  RE 

1m  Primavera  drl  1841. 


TIPI  DI  LUIGI  BRAMBIL 
Contr.  denuncilo  N.  002. 


Tanto  la  Musica  che  la  Poesia  è  di  esclusiva 
proprietà  ili  Franceseo  Lucca  di  Milano  ,  avendo 
adempito  a  quanto  prescrivono  le  vigenti  Leggi, 


ATTO  PRIMO  (PARTE  PRIMA) 

L'  ORAGANO  E  L' IRIDE. 

ATTO  SECONDO  (PARTE  SECONDA) 
LA   LETTERA  FATALE. 

ATTO  TERZO  (PARTE  TERZA) 

LA  PARTENZA. 

(PARTE  QUARTA ) 

IL  NAUFRAGIO. 


VIRGINIA ,  fanciulla  orfana  .  innamorala  di 

Signora  Rosa  Figliarti. 
PAOLO ,  giovanetto  di  spiriti  ardenti  ed  impetuos' 

Signora  Manetta  Riva-Giunti. 

MARGHERITA  ]  madre  di  Paolo 
Signora  Emilia  Turpini. 

11  Signor  DE  LA  BOURDONAIS  ,  Intendente  dell'Isola 
di  Francia ,  e  tutore  di  Virginia 

Signor  Francesco  Fonti. 
ERNESTO ,  Capitano  di  marina  francese 

Signor  Polidoro  Covas. 

ATANASIO  ,  già  servo  della  madre  di  Virginia  9  ed 
ora  dell'  Intendente 

Signor  Cesare  Soares. 
DOMINGO ,  moro  al  servizio  di  Margherita 

Signor  Giuseppe  Righetti. 

Coristi  ,  Isolani, 
Comparse,  Schiavi  Mori ,  Soldati,  Marinai  francesi. 

La  Scena  è  nelì  Isola  di  Francia. 

\ 


he  Scene  nuove  sono  disegnate  e  dipinte 
dal  signor  CARLO  FONTANA. 


PARTE  PRIMA 

SCENA  PRIMA. 

Stanza  campestre,  con  finestre,  dalle  cui  invetriate 
scorgonsi  lampi  frequenti. 

A  quando  a  quando  s'ode  il  tuono,  e  l'imperversar  d'un 
uragano,  che  a  poco  a  poco  va  cedendo. 

Cono      ^ventura  orrenda!  ogni  argine 

Soverchiano  i  torrenti! 

Stridon  le  selve  ,  e  crollano 

Sotto  al  furor  dei  venti  ! 

Sventura!  ah!  si:  sventura! 

Sconvolta  la  natura 

Par  che  da  cima  a  fondo 

Minacci  intero  il  mondo 

Sossopra  rovesciar. 
Marcì.    Madre  di  me  più  misera 

Dove  si  può  trovar? 
Dm.      Paolo  ,  quel  vostro  figlio 

Parea  un  cavai  sbrigliato: 

Si  ride  del  periglio 

S'  è  di  Virginia  allato! 

Chi  sa,  chi  sa  Y  improvido 

Al  fianco  all'  orfanella 

Ove  rimasto  è  vittima 

Di  si  crude!  procella  1 
Ma*g.    Oh  ciel! 


ATTO 

Ma  zitto 3  bestia! 
Tu  ciarli  all'  impazzata. 
Le  smanie  non  accrescere 
Di  quella  sciagurata  ; 
Ciarlali  senza  giudizio  , 
Vuoi  farla  qui  morir  ? 
Le  ciarle  non  ammazzano  : 

Dicea  .  .  .  così  .  .  .  per  dir. 
Raffrena  il  tuo  cordoglio 
Spera. 

Sognar  non  voglio. 
Udite?  —  Una  follia 
Or  più  sperar  saria      (  cresce  V  ontgano. 
Solo  morir  m'  avanza  .  .  . 

SCENA.  IL 

ATANASIO  anelante  e  smanioso,  simulando  una  tranquilli  là 
che  rimane  smentita  dalla  sua  voce. 

ÀIA.      L'  ultima  che  si  perde  è  la  speranza. 
Non  piangete:  qui  si  tratta 
Di  rimedio ,  e  non  di  pianto, 
Non  piangete:  s'io  l'ho  fatta 
Io  ci  devo  rimediar. 

Dirò  tanto  .  .  .  farò  tanto  .  .  . 
Che  vi  voglio  consolar. 

Sulla  cara  mia  Virginia 

L  intendente  ^  mio  signore  , 
Voi  sapete,  i  di  iti i  esercita 
Di  tutore  e  curatore  , 
Della  madre,  che  spirava 
Per  estrema  volontà. 

Atanasio  ?  mi  chiamava. 
Eccellenza,  sono  qua. 
Coro      Già  sappiam  che  la  fanciulla, 
Che  vedesti  dalla  culla  , 
Che  danzò  su  i  tuoi  ginocchi  , 
Che  t'ò  cara  più  degli  occhi. 
Ti  die  in  guardia  a  patto  espresso  . 


G 

Coro 

Don, 
Coro 
Marg. 


PRIMO 

Che  le  tosti  sempre  appresso,, 
Mille  volte  Y  hai  narrato  ; 
A  memoria  ognun  lo  s*t. 

Ata.      Tutto  fiato  risparmiato  . .  . 

Marg.  e  Coro  Ma  che  accadde  ? 

Ata.  Or  si  saprà. 

Sul  mattino  a  farmi  smorfie 

Viene  Paolo  .  .  .  quel  folletto  .  .  . 
Ei  v'  è  figlio;  ma,  scusatemi , 
Nitro,,  e  zolfo  ha  dentro  al  petto 
Incomincia  pian  pianino  ; 
Sol  che  brilla  !  Bel  mattino  ! 
1/  aria  .  .  .  vedi  ?  è  mite  e  pura  ; 
È  un  sorriso  la  natura  .  .  . 
Con  Virginia  far  vorrei 
lina  corsa ,  c  molto  innante 
Al  meriggio  tornerei; 
lo  fo  orecchi  da  mercante , 
Risoluto  a  dir  di  no  : 
Ei  prosegue,  T  orfanella 
L/  amo  più  d*  una  sorella  : 
Questo  moto  le  fa  bene; 
V'era  avvezza,,  tu  lo  sai; 
Farla  correre  conviene; 
Ma  tu  correr  non  potrai  .  .  . 
Io  mi  piego;  pochi  passi  .  .  . 
Ma  badate  a  spini ,  a  sassi 
Fusi  !  via  scappano  quui  lampi 
Per  i  boschi \  per  i  campi: 
Poi  lo  scrupolo  mi  nasce  , 
Che  han  l'età  da  pigliar  fuoco; 
Che  non  son  più  putii  in  fasce  , 
Che  può  serio  farsi  il  giuoco; 
Lo  capisco  .  .  .  foci  male  .  .  . 
Ma  mi  trovo  un  naturale  5 
Che  fatica  a  dir  di  no. 

Do»,  e   Ma  concludi ,  chiacchierone! 

Cono         Che  progetto  hai  nella  lesta? 


|  ATTO 

Giacché  sol  per  tua  cagione 

Li  ha  sorpresi  la  tempesta. 
Maug.    Per  pietà  ...  mi  raccomando  . 

1/  uno  e  l'altra  a  me  son  cari  .  .  . 
Aia.      Zitti  tutti ,  e  ognuno  impari  ...    (  con  vn 

tuono  ironico. 

Che  ...  nel  caso  ...  un  cuor  qui  l'ho. 

(  toccandosi  il  petto  con  espres.  di  gra?i  coratj. 

Voi  di  rami  lettiga  formate  /  x 

Salirem  di  collina  in  collina  ; 

Voi  y  che  saldo  i  polmoni  vantate  5 

V  armerete  di  tromba  marina  , 

Manderemo  lontane  le  voci, 

Dopo  a  lungo  in  silenzio  staremo. 

E  i  più  lenti  verranno  veloci, 

Se  all'  invito  risponder  udremo. 

Varcheremo  fossati  e  torrenti  ; 

No/i  v*  è  rischio  che  X  uomo  sgomenti 

Quando  ha  il  core  .  .  .  voi  core  l'avete? 

Coro  e  Dom.  Lo  vedrai  .  .  .  Lo^  vedrai. 

A IA#  Se  T  avrete 

Al  cimento  ora  mettere  il  vuo\ 

Marc.  Vola. 

Cono  Spione. 

Marg.  Sì:  il  eiel  C  inspirò. 

Aia.      Se  li  trovo  in  avran  da  sentire  : 

Quattro  passi  ?  E  chi  sa  dove  stanno  ! 

Scellerata!  Bricconi  voglio  diro: 

Voi!  con  me!  questa  razza  d'inganno! 

Vengo  ,  vengo  :  a  sgridarli  mi  provo. 

Piano  un  po';  ma  se  morti  li  trovo? 

Tutti  e  due!  .  .  .  Ma  che  due?  saran  tre 

Pad  !  Li  casco.  È  finita  per  me. 

Marg.  ,  Dom.  e  Cono. 

,   ^  i  niio 

Ah!  t'affretta^  al  materno  sm)  core 

Lungo  secolo  e  un  breve  momento. 


PRIMO  9 

Si  dilegua  del  nembo  il  furore 

Torna  il  sole;  già  calmasi  il  vcnlo. 

Vanne:  vanne:    ,  •  >  n  r<> 

.     .    .     che  pensi;  Che  parli: 
Vieni  :  vieni  :  1  r 

Cresce  il  rischio  nel  tempo  che  ciarli. 

II  ritardo  prudenza  non  è  ; 

Una  madre  ti  chiede  mercè. 

Ata.       Andiamo.  Andiam.  che  se  il  tutor  s'accorge 

Della  mia  dappocaggine  bestiale, 

Fosso  aspettar  con  mio  terror  profondo 

Sulle  mie  spalle  il  temporal  secondo. 

(margherita  si  ritira  in  una  stanza  attigua, 

Atanasio  esce  seguito  da  Doni,  e  dagV  Isolani. 

scena  ni; 

Bosco,  un  sasso  ombreggiato,  e  proietta  da  un  vasto  albero 
alquanto  sfrondato  e  malconcio  sotto  cui  siedono  piangendo 

PAOLO  e  VIRGINIA* 

Tao.      Virginia  !  anima  mia  ! 

Non  piangere  così  ;  meco  lu  sei. 
Sai  se  gli  affetti  miei , 
Oltre  la  madre  e  te,  se  il  mio  pensiero 
Altro  cercaron  mai  nel  mondo  intero, 
Il  sai,  Virginia,  e  piangi  a  me  d'accanto? 
Vino.      Ch'io  non  pianga  vorresti,  e  piangi  intanto? 
Fu  imprudente  consiglio 
Il  correr  tanto  ,  e  lungi! 
Tao.  Inaspettato 

Scoppiò  per  1'  aere  il  barbaro  periglio. 
Vino.      Ma  il  nembo  si  dirada  .  .  . 
Pao,       Ma  allo  sguardo  ed  al  piò  non  s'offre  strada. 
Là  straripali  torrenti  .  .  . 
Qua  rovesciati  boschi,  arbor  cadenti. 
Povera  madre  mia  ! 
Vìhg.  Come  tremante 

Già  pel  vecchio  sembiante 
Lagrime  di  dolor  verserà  il  vecchi;; 


IO  A  I  TO 

Amalo  servo!  Ah!  del  tutor  Io  sdegno 

Gelar  mi  fa! 
Pao.  No  j  non  tremar. 

Virg.  Se  mai 

Si  rioscura  ileiei...  se  il  nembo  freme 
(  Pao  abbracciandola  con  affetto  ìnvoc.  ed  espessit  o. 
Bello  è  il  morir  cosi;  morremo  insieme. 
Tao.       T'amai  fin  dalla  cuna, 

li  tuo  volere  è  il  mio; 

Collera  di  fortuna 

Non  può  rapirti  a  me  \ 
Sì,  questo  sol  desio  , 

Vivere  ognor  con  te. 
Viro.      Un  solo  ,  un  solo  affetto  s 

Anima  mia  ^  lo  sai , 

Come  a  le  parla  in  pctlo  , 

Cosi  favella  a  me. 
Tu  sol  per  me  vivrai , 

Io  vivrò  sol  per  te. 

No  3  me  da  te  dividere 
Possibile  non  è  .  .  . 
■       E  dei  conlenti  Y  iride 

Con  rivi  di  splendore 
A  inebriarci  il  core 
Per  sempre  brillerà. 
In  si  beli' estasi  -  I' alma  rapita 

Scorda  i  suoi  palpili ,  -  scorda  la  vita, 

Prova  una  nuova  -  arcani  pace, 

Che  il  labbro  esprimere  -  non  è  capace  , 

Se  un  sogno  è  questo  -  gioja  si  tenera 

Ab!  chi  mi  desta  -  mi  ucciderà; 

Quel  sogno  toglierci  -  è  crudeltà. 

Pao.      La  madre  piangerà! 

Vino.  li'  amalo  servo , 

Che  lanlo  ni'  ama  e  tanto  , 
Disperalo  per  me  verserà  piatito! 
U  se  il  tutor  .  .  .  ne  tremo  .  .  . 


PRIMO  { i 

Tao.       Estremo  c  V  amor  suo,  Io  sdegno  estremo. 
Vjrg.      Come  la  via  trovar?  (amendne  concordi  ca- 
dendo genuflessi  ^  con  le  mani  in  atto  st/ppli- 
chetoli  rivolte  al  Ciclo, 
a  2.       Gian  Dio!  Gran  Dio  .  .  . 

Pietà  j  di  noi  pietà  ... 

scena  ;/,',.. 

Suono  lontano  di  trombe  mar"M  ,/  iniH  tnìcedl  DOMINGO ,  e 
di  ATA  .NASH) ,  che  si-  vnnnoì-apvichìfinjto;;  dopo  ATANASIO 
con  (f  russo  bastone ,  malconcio ^  rivelante.  t  ? 

Voce  Paiolo-;  >  •  ;  ( 

altra  voce  Virginia      .  . 

Vi  kg.     Fu  inganno?; 

Pao.  Ah!  no:  facciamo  silenzio. 

V(#e  \  Paolo  .  .  . 

Virginia. 

Aita  .  .  .  Aila. 

Al  fiujìic  in  riva  .  .  k 
A  pie  del  colle  ... 

Arriva 
Pietosa  gente  .  .  . 
Virg.  Odo  stormir  le  fronde  .  .  . 

Pao 

Ahi  de* miseri  al  grido  il  Cicl  risponde! 

(Corrono  incontro  ad  Jtanas'dj  che  li  abbraccia 
con  tumulto  di  affetti,  indi  bruscamente  ijli  scosta. 
Aia.      Dove  siete?  .  .  .  Dove  siete  ? 

Abbracciatemi  :  stringete. 

Vi  ritrovo!  —  Uh!  no  .  signore: 

Devo  star  di  mal  umore  „ 

Dino,  brusco  come  un  salilo , 

E  vi  devo  strapazzar. 
Vir.G.  e  Pao.  Caro  vecchio  ! 
Ata.  lihl  ci  vuol  alti o  ! 

Pao.  Caro  amico  ! 

Vjrg,  Padre  mio. 


li  AITO 

Afa.      (Quanto  è  furba!  Io  son  scaltro.; 

Yibg.         Io  la  rea  ... 

Pao.         No  $  il  reo  son  io. 

Ata.      Tulli  e  due  siete  .  .  .  una  coppia  .  .  . 

Siete  ...  ufi  ambo  .  .  .  da  .  .  .  legar. 
A  ogni  lampo  j  ad  ogni  tuono 

Mi  venia  la  pelle  d'  oca  : 

Più  a  pensar  non  ero  buono; 

Fin  la  voce  rotta  e  fioca, 

Se  accozzar  volea  due  sillabe 

Non  potea  che  .  .  .  tartagliar. 
La  tua  madre  singhiozzava 

Lacrimando  disperata; 

Come  foglia  io  qui  I remava  .  .  . 

Ah  briccone  !  scellerata  ! 

Quattro  passi!  ad  Atanasio 

Questo  inganno  si  può  far  ? 
Tu  stai  muta  ?  .  .  .  Non  rispondi? 

La  parola  è  andata  a  spasso? 

Traditori  !  Vagabondi  ! 

Diventati  or  son  di  sasso  ! 

Guai  per  voi  se  monto  in  collera! 

Guai  per  voi  ...  vi  Co  .  .  .  tremar. 
Pao.  c  Viro.   Come  mai  ti  sei  cangiato! 

D'ascoltarci  non  negar. 
Ata.      Questa  è  nuova  !  mica  il  fiato 

10  vi  venni  a  sequestrar. 
Pao  e  Virò.   Sì  :  fu  pretesto  il  muovere 

Le  nostre  membra  al  corso: 
Ci  ardeva  il  cor  di  porgere 
Ai  poveri  soccorso  : 
Quante  capanne  squallide  } 
K  casolar  cadenti 
Avvezzi  all?  eco  flebile 
D' inutili  lamenti  . 
(irido  ascoltaro  incognite  .  .  . 

11  grido  del  piacer! 
$oi  nella  gioja  accolsero 


PRIMO  13 
(iT  infami ,  gli  affamati  ; 
Come  ci  benedivano 
I  vecchi  abbandonali! 
Ma  nel  redir  smarrivasi 
La  già  percorsa  via^ 
E  su  per  l'aere  torbido 
Tetro  oragan  salia  ; 
K  in  mezzo  ad  acque  e  a  tenebre 
Non  si  trovò  un  sentier. 
Aia.     (Bravi  !  ...  mi  vien  da  piangere  ! 
Io  svengo  dal  piacer  !  ) 
a  3. 

Ata.      A  questo  sen  venite  : 

Mi  scoppia  il  cor  d'  aflclto. 

Sentite  qui ,  sentite 

Come  mi  danza  in  petto  , 

Oh  benedetta!  oh  caro! 

Vi  ho  perdonato  appieno  : 

Che  il  lungo  pianto  amaro 

In  gioja  si  cangiò  .  .  . 
Tornate  a  questo  seno; 

Staccarmi  più  non  vuò. 
Pao.  e  Vjkg. 
Ah!  nell'usato  amplesso 

Torna  a  brillar  quest'alma! 

Mede  nel  core  oppresso 

La  già  perduta  calma. 

Oh  benedetto  !  oh  caro  ! 

Ti  rassicura  appieno. 

Cessi  il  tuo  pianto  amaro  ; 

Nessuno  t' ingannò. 
Ah  !  stringimi  al  tuo  seno  -3 

Staccarmi  più  non  vuò. 


VISI.  t)V.LL  AITO  fRllttO, 


SCENA  PRIMA. 

Camera  in  casa  del  Comandante. 
Tavolino  con  carte,  sedia,  due  porte  laterali. 

LABOURDONAIS  entrando  solo. 


Lab. 


erchè  ,  perchè  morendo  , 


»  La  madre  sconsolata 
»  Virginia  m'affidò!  Di  Francia  ai  lidi 
»  Fama  volò,  che  bella 
»  Come  fior,  come  stella 
»  L'orfana  crebbe,  e  dell'avara  zia, 
»  Forse  commossi  il  cuor:  ma...  occulto  in 
»  Mi  serpeggia  un  sospetto!  —  (petto. 
»  Ama  fin  dalla  cuna!  —  c  se  uno  sposo 
»  Le  si  destini  sulla  Senna?  —  Oh!  certo 
»  Col  fermo  impero,  e  co'  consigli  miei 
»  Sveller  Paolo  riamante  io  non  saprei 
»  Dall'innocente  suo  povero  cuore  .. 
»  Ah!  m  ai,  mai  non  si  spegne  un  primo  amore. 
Ancor  io  ne'  miei  verdi  anni 
Dell'amor  sentii  l'impero, 
Il  poter  dei  dolci  affanni 
Al  mio  cor  non  è  mistero. 
Ah!  pur  troppo!  E  ancor  ne  gemo, 
So  per  prova  amor  cos'è. 
Mi  balzava  invan  la  sorte 
Della  terra  al  lido  estremo: 
Involarmi  ardia  la  motte 
Fin  la  speme  dell'  amor!  .  . 


ATTO  SECONDO  io 

Llla  è  spenta  .    .  io  Y  amo  ancor. 

KHa  è  spenta  ?  .  .  .  Ah!  vive  in  me! 

So  per  prova  amor  cos'è. 
Coro      (di  dentro.  Viva!  viva!  son  salvi!  Ritornano. 
Lab.       (guardando  fra  le  scene  come  in  lontananza. 

Oh  (piai  grida!  che  miro?  son  d'essi. 

1/ indovino  ;  ma  tremino!  tremino! 

Fur  delusi  i  miei  cenni  più  espressi! 
("oro  (c.  ,s.  Viva  !  viva  !  son  salvi  !  Piitornano. 
Lab.       Stolto  servo!  paventa  per  te! 

Chi  sprezza  il  consiglio -d'un  alma  prudente 

Severo  sul  ciglio  -  mi  legga  il  rigor  ; 

Sdegnato  mi  trovi  -  austero  mi  provi  ; 

Chi  legge  non  sente  -  impera  il  furor. 

SCENA  II. 

Va  lontano  si  avanzano  MARGHERITA.  PAOLO,  VIRGINIA  ed 
ATANASIO  apppoggia/o  al  suo  bastone.  Mentre  costoro  pro- 
cedono lentamente  e  timorosi,  LAROURDONAIS  si  pone  a 
.sedere  in  atto  di  svolgere  carte,  ed  esaminarle  in  gran 
serietà. 

Lab       Dubbio  non  v'è.  Virginia  . . .  Paolo...  c  seco 

La  sua  misera  madre,  llan  gli  occhi  bassi,, 

Incerti  e  lenti  i  passi  .  .  . 

Treman  di  me;  ma  il  servo, 

Il  vecchio  servo,  al  cui  maturo  senno 

La  mia  pupilla  affido  , 

E  il  solo  delinquerne.  *|  Un»  lezione 

Perduta  non  sarà. 
Virg.  Che  bruita  cera!  (fra 

loro  sottovoce. 

Aia.  È  un  muso 

Che  T  ho  imparato  a  mente. 

Paq.       Lo  pregherò  .  .  . 

Virg.  Scongiurerò. 

Marg  w^e  vuoi 

Io  stc^a  .  .  . 


41  AITO 

Aia.  {  tenendo  Utili  indietro  con  violenza  amichevole, 
II  reo  son  io;  non  tocca  a  voi.  {corre  verso 
il  Comandante  j  e  gli  gitla  ai  piedi  con  forza 

il  bastone. 

Lo  so  eh' è  meco  in  collera; 

F.d  lui  ragion  eh' è  peggio. 

liceo  il  haston;  ini  stritoli  ^ 

L  lo  ringraziare). 
(Gran  nuvoloni  io  veggio! 

Come  increspò  la  fronte!  {da  ir. 

Fare  un  rinoceronte!  ) 

Vuol  bastonarmi  ?    (  voltandosi  e  presen- 
tando le  spalle. 

Lab.  No. 

Ma  tolta  a  te  dell'  orfana 

Ora  ogni  cura  intendo  ; 

A  te,  che  cieco,  o  complice 

(ionie  chiamar  non  so. 
Aia.  Ma  se  .  .  . 

Lab.       Ragion  non  rondo  ; 

Ma  un  noni  di  età  matura 

1  miei  perchè  figura. 

Va ,  t'  allontana. 
iiiG.  e  Tao.  Ah  !  no.  {accorrendo  st/p- 

pìichetoli  terso  V  intendente. 
Noi  sol,  noi  siatn  colpevoli  5 

Noi  sol  punir  Iti  dèi  , 

Da  noi  deluso  il  misero 

Non  seppe  dirci  un  no. 
àia.       Ma  poi  di  che  son  rei? 

Di  consolar  gli  afflitti, 

Guardate  che  delitti  ! 
Pao.  ,  Vino  e  Makg*  Signore,  ei  non  mancò. 

a  5. 

Lab.       Ma  non  miri  ?  ma  non  vedi  ? 

Tari  eia  ,  brllade  eguale  , 

(irlo  o  sangue  in  lor  tu  credi, 

Sol)  han  sguardi  ?  non  hall  tfir  \ 


SECONDO  17 
Se  pian  piano  a  fuoco  vanno 

È  un  effetto  naturale  ; 

Ma  sarebbe  il  lor  tiranno  : 

Ma  sarebbe  un  pazzo  amor. 
Non  t'accorgi  che  il  dividerli 

E  prudenza ,  e  non  rigor? 
àia.      Siete  un  uom  di  cervel  tondo. 

Di  bellezza  son  l'estratto; 

Ria  si  peschi  tutto  il  mondo 

Non  si  trova  un  più  bel  cuor. 
Vanno  a  fuoco?  .  .  .  Sono  andati! 

Non  ò  affar  da  farsi  ...  è  fatto. 

Son  due  gatti  innamorati  * 

Ria  non  san  che  cosa  è  amor. 
Cosa  è  amor,  se  li  dividono, 

Capit  an  .  .  .  ma  tardi  .  .  .  allor. 

Marc.        i*        voi    .  ,  , 

,>       XT       van  di     .  pian  pian  parlando 
lAo.eYiRG.  noi  1       1  1 

Dalle  occhiate  io  n'ho  sospetto^ 

Ah!  perchè,  perchè  tremando 

Rli  si  stringe  intanto  il  cor  ? 

Tare,  oh  ciel  che  un'  empia  sorte 

minacci  quell'aspetto 

Ah!  più  fiera  è  assai  che  morte 
1/  incertezza  dei  dolor  ! 
Dio,  tu  il  puoi  ;  qual  nebbia  all'aure 
Tu  dirada  il  mio  terror. 

SCENA  II!. 

Jsolanì  3  e  detti. 

Coro      Un  vascello  a  vele  tese 

Vien  volando. 
Lab.  Il  padiglione 

Si  può  scorgere? 
Coro  E  francese,  {gl'isolani 

partono.  S'ode  io  scoppio  del  cannone  che  sa- 
ltila la  fortezza  j  e  la  fortezza  che  risponde. 


18  ATTO 

Ata.      Entra  in  porto.  Ecco  il  cannone. 

Lab.      Di  tua  zia  novella  avremo  («  Vira. 

In  risposta  del  mio  foglio. 
Ata.      Mandi  soldi  e  conteremo  ; 

Che  in  contare  non  m' imbroglio. 

Ma  per  altro  quella  zia     {piano  a  Lab. 

È  sinonimo  d*  arpia  ; 

E  da  un  cor  che  nacque  avaro 

Pria  vien  sangue  che  danaro. 
Lab.      Meglio  spero,  forse  in  Francia  {piano  a  Ata. 

Al  suo  fianco  la  vorrà. 
Ata.      Ah!  da  Paolo  non  ha  mancia  (da  sé. 

Questa  nuova  chi  gli  dà! 

Virg*"     ^enl°  aPPena  nomar  Francia,  (ciascuno  da  st. 
Pao.      Che  un  rimbalzo  il  cor  mi  fa  ! 
Lab.      In  riva  al  mar  scendiamo; 

Meco  venir  dovete. 
Ata.  Andiamo. 
Marg.,  Pao.iVirg  Andiamo. 
Tutti  Andiamo. 
Lab.      Che  recherà  saprete. 
Tutti     Si  scenda  in  riva  al  mar. 

a  5. 

oAB* 9  xi ,RG'  (  Ah!  nel  partir  m' arresta  (ciascuno  da  sé. 
Pao.^Maug^  1  v 

Presentimento  arcano! 

Stordita  è  la  mia  testa  , 

Spiegar  Io  tenta  invano;  (ciascuno  da,  sé. 

E  come  in  grembo  a  un  vòrtice, 

Che  senza  fren  s'  aggira  , 

Fra  cento  idee  quest*  anima 

Conlondesi ,  delira!  .  . . 

Chi  sa  di  qual  funesto 

Aspro  dolor  tiranno 

Nunzio  secreto  è  questo 

Presago  palpitar! 

Ma  nascondiam  l'affanno  .  .  .  )     (  fùrie  uno 

Si  scenda  in  riva  al  mar.  all' 'altro. 


SECONDO  I!) 
In  caso  che  la  zia 
Volesse  la  ragazza  .  . . 
K  chi  la  manda  via? 
Ma3  zia.  voi  siete  pazza! 
Per  mar  ?  con  quello  stomaco  , 
Ctì  è  tanto  delicato  ? 
E  poi  non  si  può  muovere; 
Che  ha  il  core  ipotecalo  ! 
Paolo  con  quella  testa  ? 
Se  resta  solo  .  .  .  Addio! 
Ci  mancherebbe  questa  ! 
Si  corre  ad  impiccar. 
Ma  .  zitti  :  ci  son  io 

Ce  la  faremo  star,    (partono  per  recarsi 

al  porto. 

PARTE  SECONDA. 


SCENA  IV. 

Lido  di  mare. 

(Jn  vascello  è  giunto,  e  ne  sbarcano  alcuni  Marinai  con 
casse  eleganti  c  bauli,  che  portano  in  fondo  j  indi  ERNESTO 
etti  a  poco  a  poco  si  affollano  intorno ,  contemplando 
molti  Isolani. 

Eftft.       »  Ah!  vi  premo  alla  fin  bramate  sponde  , 
»  Che  fra  tanto  furor  di  venti  e  d'  onde } 
»  Cercai  dal  suol  francese 
»  Per  ignota  beltà,  che  il  cor  m'accese: 
»  Se  l'orfana  gentile 
»  È  al  ritratto  simile 
»  Che  fea  la  fama  alla  sua  ricca  zia  , 
»  iV  ho  la  promessa;  io  son  felice:  è  mia. 
Se  della  fama  al  grido 

Fedele  il  ver  risponde , 

lo  perdo  In  questo  lido 

Del  cor  la  libertà  : 
K  me  le  patrie  sponde  , 


Ata. 


20  ATTO 
Me  rivedran  beato  . 
Che  mia  destina  il  lato 
Una  gentil  beltà. 
Sarà  d'  invidia  agli  uomini 
Il  fortunato  amante  9 
E  oh!  quante  belle!  oh  quante 
Gelose  ella  farà. 
Coro      Oh  dal  francese  —  ricco  paese 

Bene  arrivato  !  — 
Ern.      Grazie  !  obbligato  ! 

Chi  è  quel  che  avanzasi  -  in  serio  aspetto 
Di  nastro  nobile  -  fregiato  il  petto  ? 
Coro      Quel  che  nell'  isola  -  detta  la  legge, 

E  donne  ed  uomini  -  governa  e  regge. 
Ern.      E  quella  giovane     eh'  è  a  lui  vicina  s 

Pallida  y  pallida  -  la  testa  inchina  ? 
Coro     Fra  le  bellissime  -  è  la  più  bella  : 

Qui  non  ha  simile.  — 
Erk.  Virginia  ? 

Coro  E  quella. 

EiJf.  In  tutta  Europa  -  simil  non  v'  ha. 

(Mio  qml  tesoro.  -  Si  mio  sarà  ) 
Di  simular  f  ardore 
Si  lenti  innanzi  a  lei  ; 
Ha  dagli  sguardi  miei 
Tradito  il  cor  sarà. 
Si  dolce  incanto  arcano 
Ella  mi  versa  in  core, 
Che  la  ragion  invano 
Più  comandar  vorrà, 

SCENA  V. 

LAB0URD0NA1S  ,  VIRGINIA,  PAOLO,  MARGHERITA,  DOMINGO, 
ATANASIO  ed  Isolani. 

Ern.  (presentando  al  Con/andante  vna  lettera  .succi- 
tata, ed  a  Virginia  le  chiari  delle  casse  ) 
Signor,  in  questo  foglio 
La  zia  di  quella  Ih  Ila 
Innocente  orfanelli 


SlìCOiMJO  21 
Vi  spiega  il  suo  voler.  A  voi,  signora, 
Pegni  dell'  amor  suo  or  queste  invia 
Casse  di  doni  .  .  . 
*T*'  (Ma  che  brava  zia!) 

«.IR.  {battendo  improvvisamente  la  mano  sulla  spalla 
di  Atanasio,  indi  traendolo  in  un  angolo  della 
scena,  ed  additandogli  Paolo. 
Quel  giovane  chi  è? 

Paolo. 

Chi  è  Paolo  1(con  un  poco  di  mal  qarbo. 
Un  che  si  chiama  Paolo, 

Ch'è  cresciuto  con  lei;  bravo  ragazzo, 
Orfano  di  papà.  La  mamma  è  quella/ 
Si  chiama  Margherita, 
Povera  donna,  ma  onorata.  Io  sono 
Atanasio  . .  .  Ella  ride?  Si,  signore, 
Mi  chiamano  così ...  ma ,  se  comanda , 
11  nome  muterò:  sotto  tutore 
Son  di  colei  .  .  .  pupilla  di  colui  .  .  . 
Della  mamma  di  lei  servo  già  fui  : 
A  lettere  di  scatola 
Dico  la  verità.  Mangio,  se  ho  pane  ; 
Se  non  ho  pan,  sbadiglio.  Ho  uncore  in  petto 
Grande  siccome  una  gran  piazza...  Ilo  detto. 
\che  ha  V*  percorsa  la  lettera ,  fa  cenno  che 
ascoltino  tuttti ,  e  leone.) 
»  Signor  Comandante  di  Porto-Luigi,  non 
»  poteva  non  rimaner  commossa  dal  ritratto 
»  che  m*  fate  dell'orfana  mia  nipote.  Già  la 
»  fama  mi  aveva  detto  mollo  di  lei.  Abbia  nei 
»  doni  che  le  invio  una  caparra  del  molto  che 
»  per  lei  destino  di  fare.  Affidatela  subito,  ve 
»  ne  prego,  al  Capitano  Ernesto  De-Lauzun 
»  no/nle  francese,  modello  di  rare  virtù,  figlio 
»  di  una  mia  amica.  Virginia,  educata  nella 
»  gentilezza  e  nelle  scienze  più  utili,  al  fianco 
>»  mio  diverrà  il  conforto  de' vecchi  mìei  giorni 
»  e  sarà  l'erede  delle  mie  non  poche  ricchezze 


02  ATTO 

»  Se  mai  ricusasse  j  nulla  speri  da  sua  zia. 
»  La  Contessa  Eugenia  di  Saint-Far. 
Pao..  Virg,  e  Marc. 
Mortale  un  brivido 
Di  vena  in  vena 
Rapido  rapido 
Sul  cor  piombò  ; 
Fra  cento  smanie 
Respiro  appena  .  . 
Cielo  soccorrimi; 
0  qui  morrò. 
Lab.         Certezza  è  il  dubbio  ! 
Ama  riamata  ! 
Ma  irremovibile 
Con  lei  sarò. 
Dai  franchi  giovani 
Idolatrata 

Di  Paolo  immemore 
Poi  la  saprò. 
Ern.         Ahi  che  da  un  folgore 
Parve  colpita! 
Perchè  la  misera 
Cader  sembrò  ? 
Per  lieta  renderla 
Darei  la  vita  .  .  . 

V  orror,  che  V  agita 
Svelar  saprò. 

Aia.         Foglio  apopletico  ! 

Brutta  sentenza  ! 
Che  capitombolo 

V  amor  provò  ! 
Convicn  riflettere , 

Ci  vuol  pazienza. 
Chi  volle  correre , 
Spesso  inciampò. 
Lab.        Di  più  eleganti  spoglie  {a  Piré 

Le  membra  rivestite; 
Sarà  il  partir  sollecito 
Verso  la  Francia. 


SECONDO  23 
Udite: 
E  me  da  lei  dividere 
Come,  signor  3  volete? 
Tive  in  due  cori  un*  anima  ; 
Pietà  di  noi  .  .  . 

Tacete. 
Col  mio  fratel  d'  amore 
Solo  la  vita  io  godo  ; 
Mi  strappereste  il  core 
Se  ho  da  partir  .  .  . 

Non  odo. 
Conciossiacosaché  .  *  . 
È  fragile  di  pasta  .  . . 
Se  il  mar  fa  ...  fa  uno  sciassè. 
Un  sopra ,  e  sotto  . .  . 

Basta. 

Con  tempo  così  bello 

Dall'isole  francesi 

Vorrei  col  mio  vascello 

Salpar  coir  alba. 

Intesi. 

Qui  suo  tutor  son  io  : 

Di  migliorar  sua  sorte 

È  il  sacro  dover  mio  ; 

Mancarvi,  no,  non  vuo\ 

Virg  ni' 

iif     \,     Voi  .,  inviate  a  morte. 

Mag.cPào.  1 

E.rn.         Follie ,  follie  ,  ragazza  ! 

Io  di  Parigi  pazza, 
Scommetto ,  vi  vedrò. 

MARG.ePAO.  PiC,à  di  lei"- 

Silenzio!  (severo  ed  autorevole. 

(Bella  soverchieria!  ) 
Credeva  il  cor  più  docile 
Della  pupilla  mia; 
Se  sprezza  il  mio  consiglio , 
I  dritti  miei  ripiglio; 


M  ATTO 

Dimani  da  quest'  isola 
Parta, 

Harg  ,  Pao.,  n.  . . 
.r  y  k  '  Dimani  ! 
i  irg.  e  Ata. 

Lab.  II  vuo\ 

Virg  ePAO.(Oh  strazio  inesprimibile  !  ) 

àia.         (Qui  nasce  un  terribilio!) 

Pao.  (  tremante  sotto  voce  a  Virginia. 

Tu  che  farai  ? 
Virg.  (  Disperata)  Morrò.  In  un  angolo  Mar- 

ghcrita  e  Domingo     nel  mezzo  Labonrdonais 
con  ai  lati  Virginia  e  Paolo     uno  per  parte  j 
nell9  angolo  Ernesto  sospettoso ,  diviso  da  tatti. 
Atanasio  ora  corre  da  Margherita ,  ora  parla 
da  sèj  ora  a  Virginia J  ora  a  Paolo  di  soppiatto. 
Lab.       Si,  Io  voglio:  non  potete        (a  Virginia. 
Ricusar  sì  gran  fortuna 
Esultate,  non  piangete: 
Vi  favella  il  cielo  in  me. 
Quanti  beni  il  mondo  aduna        (a  Paolo 
Or  la  sorte  a  lei  V  invia  ; 
Se  F  arresti  è  tirannia  : 
La  tua  smania  amor  non  è. 
Virg.  e  Pao.  In  quel  cor,  voi  Io  sapete        (a  ImIk 
Che  beata  appieno  io  sono  ; 
Come  mai  sognar  potete 
Di  dividerlo  da  me  ? 
Rinunziar  del  mondo  il  trono 

n  »o  gli 

Per  me  pro.nt  sana 

Separarci  è  tirannia  : 

Questo  mio  „ 

X    ,      cuor  più  „     non  e. 

Quel  suo         1  suo 

Ata.       Tempo  al  tempo.  (aMarg.  Singhiozzate,  (a  Jrir<j 

Ci  mancava  l'uflìziale!  {da  sr. 

Non  piangete?  (a  Jllarg.  Rincalzate  (a  Può. 

Forte  adesso.  Attenti  a  me.       (a  Virg 

Ma  che  lettera  infernale!  (da  sè. 


SECONDO  fS 
Martellate  finch' è  caldo.  (a  Vao. 

Com'è  duro!  com'è  saldo!         (da  sé. 
È  un  macigno  ^  un  uom  non  è. 
E»*.      Di  segreta  gelosia  (da  sé. 

La  favilla  in  me  s'  accende  ; 
Quella  strana  ritrosia 
È  un  mistero  ancor  per  me  : 
Ma  se  ai  preghi  non  si  rende s 
I  miei  dritti  usar  conviene; 
Ch'io  ti  perda ,  amato  bene. 
NO;  possibile  non  è. 
Mar..,  Dom.Dì  dolor  quel  mesto  accento  , 
e  Coro      Quella  smania  disperata,, 

Svela  appieno  il  lor  tormento  , 
Ma  trovar  non  sa  mercè. 
Una  tigre  snaturata 

Piangerebbe  a  tanto  affanno  . 
Ma  nel  petto  a  quel  tiranno 
È  di  sasso,,  o  un  cuor  non  v' è.  (Firginm 
cade  svenuta  in  braccio  a  Margherita.  Labour- 
donais  cerca  di  staccare  Paolo  che  vorrebbe 
slanciarsele  ai  piedi 3  Atanasio  cerca  di  mo- 
strare il  quadro  ad  Ernesto  per  commoverlo . 
Il  Coro  e  Domingo ,  circondano  Virginia  e 
Margherita. 


FISE  DELL'  ATTO  SECONDO. 


2 


PARTE  TERZA 


SCENA  PIUMA 

Camera  in  casa  dclP  Intendente. 

MARGHERITA,  entrando  con  ATANASIO,  in  allo  di  prosegui 
un  discorso  incominciato. 


Marc;,  carità^  mi  raccomando. 

A  i  a.  E  lunga  ! 

La  lingua  io  perchè  l'ho? 

ftUrc.  Dite  che  Paolo 

H  caro  figlio  mio, 
Morrebbe  di  dolor  .  .  . 

à  i  a.       Ponendole  una  mano  sulla  bocca ,  e  forzai 
dola  a  partire.)  Io  vi  se(jticsto 
Fino  il  respir.  M'insulta  ogni  parola 
Vi  pare  età  chJ  io  tornar  debba  a  scuoi; 
{rimasto  solo  si  guarda  intorno  sospirane 
lo  millanto  coraggio,  e  di  vittoria 
Son  poco..  Ah!...  proprio,  poco  persuas 
Sarei  per  dir  eh'  è  disperato  il  caso 
Qui  contrasta  il  cattivo 
Col  poco  buono.  Il  capitan  francese 
Ha  certi  occhi  da  falco  3 
Che  sveglia  la  terzana  ;  ed  il  tutore 
Ha  metà  piombo  e  metà  ferro  il  core 
{ijvanfahdo  verso  la  porta  delle  stanze  intcrn 


: 


ATTO  TERZO  £7 
Eccoli!  che  beli' ambo! -Or  che  ho  bisogno 
Di  agitare  i  polmoni  9 
Per  sparar  le  ragioni ...  ahimè  !  calato 
M'ò  in  un  momento j  anzi  sparito  il  fiato. 

(siede  indietro  desolai**. 

SCENA.  II. 

Dalle  camere  interne  vengono  parlando  insieme  LABOUP*DO- 
NAIS  ed  ERNESTO  ,  che  non  veggono  ATANASIO  sedato. 

Lab.      Già  di  vesti  europee 
Virginia  s'abbigliò. 

Sarà  più  bella. 
(Cosa  ne  importa  a  lui?) 

L'  aura  è  fecond  i  ; 
Penserei  di  partir. 

(  Vedi  che  fretta  !  ) 
Sì  :  bravo  !  Ogni  dimora 
Può  rendersi  fatale. 

(  Benedetta 
Quella  bocca!  Non  s'apre 
Che  per  darmi  stoccate  !  ) 

Io  spero  presto 
Udir  Virginia  mia 
Sposa .  .  . 

Chi  sa?  (sorridendo. 
La  zia 

Scegliere  le  farà  fra  i  più  leggiadri  , 
Più  nobili,,  più  ricchi 
(Se  ha  da  sceglier  Virginia  , 

Resta  com'è:  mi  fido,  e  sono  in  porto.) 
E  se  lo  sposo  io  fossi? 

(  Battendosi  forte  con  la  mano  la  fronte  *  e 
dando  un  grido  disperato  9  a  cui  gli  altri 
si  volgono  )  Allor  son  morto  ! 

Voi  ! 

Pur  troppo!  c  tutto  ho  inteso! 
Voi? 


58  ATTO 

à  i  a.  Pur  troppo  !  e  inorridisco  ! 

(f)  Qui  ho  una  smania!  (2)  Qui  v'è  un  peso! 
(1)  (toccando  il  petto.  (2)  toccando  il  capo. 
Più  almanacco  ,  e  men  capisco. 
hm  eìlnx.  Voi  ! 

A  i  a.  Non  burlo  :  una  tragedia  •  .  . 

Qui  .  .  .  fra  poco  .  .  .  nascerà. 
Ewm      Quest' è  un  vero  indovinello.      (ad  Alan. 

Più  chiarezza ,  e  meno  ciarla  ; 

Gira  e  salta  il  mio  cervello  3 

Ma  comprendervi  non  sa. 
Parla  ,  o  caro  ,  parla ,  parla 
a  2.         Senza  cifre  e  oscurità. 
Lab.       (  Passando  accanto  ad  Ernesto  ,  e  cercando 

dissuaderlo  dal  dare  ascolto  ad  Atanasio. 
È  un  eterno  indovinello  ; 

Non  ragiona  mentre  parla , 

Gira  e  salta  il  suo  cervello  , 

E  fermarsi  mai  non  sa. 
Non  badate  alla  sua  ciarla, 

0  confondervi  farà. 

ÀTA.       Qui,,  se  forse  noi  sapete,  (toccandosi  il  petto. 
V'è  un  affar  chiamato  il  cuore, 
Che  s'  attacca  .  .  .  non  ridete  , 
Certo  mal  chiamato  amore. 
Farmacisti  s  semplicisti , 
E  di  medici  più  dotti 
Sughi  ,  polveri ,  decotti , 

1  più  antichi,  i  più  vantati 
Han  provati  e  riprovati. 

Ma  che  serve?  11  male  è  fiero: 

—  Onde  alfin  3  zero  via  zero. 

La  ricetta,  -  che  perfetta 

Fino  ad  oggi  si  trovò , 
È  la  morte  ,  o  il  matrimonio , 

E  finor  mai  non  sbagliò. 
Di  Virginia,  e  Paolo  in  seno 

Serpeggiando  va  quel  mule  ; 


TERZO  SS 

Più  polente  d'un  veleno. 

Ambedue  consuma  eguale  : 

Per  pietà  ,  mi  raccomando  : 

È  crudel  chi  li  divide. 

Di  speranza  van  campando  ; 

Chi  la  toglie  ...  oh  Dio!  gli  uccide. 

Io  che  nascer  li  ho  veduti  . 

Che  qual  padre  li  ho  cresciuti, 

Lacrimando  disperato 

Vengo  a  farne  X  avvocato. 

Non  v  è  colpa  .  .  .  non  son  rei  .  .  . 

Ne  morriano  ...  ne  morrei  .  .  . 

Non  mi  state  a  dirne  un  ]So. 
a  3.  (  con  simulato  contento. 

Kftiv.       Galantuom  ,  da  quel  che  hai  detto 

Mi  si  squarcia  in  mente  un  velo. 

Ondeggiavo  in  un  sospetto  \ 

Che  certezza  diventò  ; 
Ma  se  arride  amico  il  cielo 

Tutto  appien  rimedierò. 
Lab.      Imprudente!  quel  che  hai  detto  {passando 
dall'  altra  parte  di  Atanasio;  e  parlandogli 

di  furto. 

Gli  ha  squarciato  in  mente  un  velo! 
Ondeggiava  in  un  sospetto. 
Che  certezza  diventò. 
Piangerai  Y  incauto  zelo , 
Che  perniitene  farà. 
Ata.       Dissi  a  tempo  quel  che  ho  detto  (deluso  e  lieto. 
Se  gti  squarcia  in  mente  un  velo  ; 
Si  commove!  oh  benedetto!  (al  Commi 
Mio  signor  ,  so  quel  che  fo. 
Che  periodi!  ma  fu  il  Cielo,  (da  se  certo 
Ch'eloquenza  m'inspirò.         di  vittorie. 
(Ernesto  e  habourdonais^  si  riuniscono  in  vn 
angolo  3  si  parlano  sotto  voce  ^  indi  si  strin- 
gono la  mano  in  segnale  di  accordo  stabilito. 
Ernesto  chiama  dalla  comune  ^   ed  escono  dei 
M orina j ,  die  ricevuto  l'ordine  partono. 


r>o  ATTO 

Erx      Ehi  !  che  le  vele  sciolgansi . 

Propizie  son  le  stelle  : 

Accolgano  Virginia 

Le  franche  damigelle. 

Che  meco  per  la  Francia 

Fra  poco  solca  il  mar. 
Aia.  {Dolorosamente  sbalordito.) 

Che  .  ,  .  come!  .  .  .  forse?  oh  scandolo  ! 

Poveri  sogni  miei! 

Voi  mi  tradite,  o  perfido  !  (  ad  Ernesto. 
Corro  a  que' miseri   (volendo  correr  via. 
Lab.  Ehi! 

Vita  per  vita  (al  cernia  di  Labourdonah 
escono  due  soldati  che  rimangono  in  custodia 
Ata.  Barbaro!       di  Atanasio. 

IVI i  sento  il  cor  scoppiar. 
Lab.      Finché  il  cannon  non  dia         (ai  soldati. 
Di  sua  partenza  il  cenno 
Vostro  prigione  ci  sia  ; 
Parlar  con  lui  non  denno. 
Non  dee  far  cenni,  o  scrivere 
Con  voi  sol  dee  restar. 
Ata.       (  Prostrandosi  piangente j  e  abbracciando  loro 

le  ginocchia. 

Il  core,  il  cor  sbranatemi; 
Jl  sangue  mio  bevete  ; 
Perchè  due  volte  uccidermi  l 
I  figli  miei  uccidete  ! 
Vel  dican  queste  lagrime, 
Vel  dica  il  mio  tremar. 
La».. fcB&or.  Ah I  Ah!  non  farci  ridere! 
Va  in  scena  a  recitar. 
a  o. 

Ata.    (  Alzan.  furente,  con  dignità  e  collera  solenne. 
Anime  crude  !  Tigri  spietate  1 

Se  un  vecchio  piange  voi  lo  beliate  ? 
Dei  cor  da  spasimi  straziati,  infranti  . 
M  fate  un  barbaro  gioco  de' pianti  ? 


TERZO  oi 
Io  così  orribile  metterò  il  grido  t 
Che  la  vendetta  veder  mi  fido  ; 
Che  la  natura  m'  ascolterà. 
Terribil  vindice  ai  miei  lamenti 
Destati,  o  collera  degli  elementi; 
Travolgi  e  stermina  nel  tuo  furore 
Ohi  sprezza  i  miseri,  chi  non  ha  core. 
Loro  la  luce  negate  ■  o  stelle  ; 
Tutti  sfrenatevi ,  nembi  e  procelle  , 
Quando  il  lor  gemito  preghi  pietà. 
Lab  eEHN.  Va  via.  frenetico!  va  via,  buffone! 
Soffrì  un  eclisse  la  tua  ragione  ; 
Non  v'è  criterio  in  quel  che  dici: 
Vuoi  far  più  miseri  quegf  infelici  ? 
Ove  di  casa  sta  la  sciagura  , 
E  un  fuoco  fatuo  }  l'amor  non  dura  ; 
E  in  men  che  il  pensi  svaporerà. 
Virginia  in  Francia  idolatrata 

Da  mille  femmine  saia  invidiata  ; 
E  tu  vorresti  queir  innocente 
Veder  di  fame  spirar  languente  ! 
Oh  che  bel  capo  !  oh  che  bel  core  ! 
Che  sogna  gli  uomini  campar  d'amore! 
Nella  tua  testa  cervel  non  v'ha    (  Ata- 
nasio è  condotto  a  stento  nelle  stanze  attigue  : 
Labourdonais  esce  con  Ernesto  dalle  camere. 

scena  m 

Udo  del  mare  con  vascello  che  va  spiegando  le  vele,  e  pre- 
parasi alla  partenza ,  passano  alcuni  Marinai ,  che  recano 
a  bordo  barili  e  valigie. 

MARGHERITA,  indi  PAOLO. 

Maro.  (  traversando  smaniosa  la  scena. 

Paolo,  Paolo,  ove  sei?  L'isola  tutta 
Percorro  invan.  Lo  troverò  :  ma  sento 
Presago  il  cor  di  più  tremendo  affanno  : 
A  che  mi  serbi  ancor,  tato  tiranno?  (#*«r. 


52  ATTO 

Pao.  (  comparisce  ansante  dalla  porta  d' onde  vennero 
i  Marinai  con  i  bauli.  Il  dolore  più  terribile 
è  espresso  sovra  la  sua  fisouomia. 
Respiro!  .  oh  rabbia!  -  Ah!  me  la  strappar» 
Mela  rapiscon  quei  crudeli!  -  Edio  (dunque; 
Rivederla  ...  ed  udir  l'ultimo  addio , 
lo  non  potrò?  -  Spietatali , 
Deludervi  saprò:  tutte  le  vele 
Al  vento  si  spiegar.  No,,  non  m'inganno  : 
Non  è  lontan  l' istante 
Che  partir  dee  .  . .  qui  passerà.  Celato 
L'attenderò  .  .  .  Paventi 
Chi  contendermi  osasse 
L'estrema  gioja. .  il  mio  contento  estremo... 
Eccola...  o  cuor,  per  poco  attendi  io  fremo. 

(  si  cela. 

SCENA  IV. 

Palla  parte  islessa  da  cui  venne  PAOLO,  fra'  Soldati  e  Ma- 
rinai VIRGINIA  avanzasi  lentamente  in  vesti  europee  sem- 
plici, ina  eleganti  j  indi  PAOLO. 

Viro.  Senza  vederlo!  Oh  tirannia!  nemmeno 

I  miei  più  cari  riabbracciar  ! 
Edito  di  Mai\w.  T'affretta,  (dal  fuscello. 

L'  aura  è  propizia  .  .  .  non  tardar. 
Pao.       (  Uscendo  disperatamente  e  traendo  Virginia 
Aspetta.  sulV innanzi  dd  Teatro. 
Dunque  è  ver?  Mi  lasci?  .  .  .  Parli? 
Tu  lo  pensi  ?  ...  E  viver  puoi  ? 
Ah  !  dai  sogni  di  lasciarti 
Cominciava  il  mio  morir. 
Ah!  le»  prego  ai  piedi  tuoi. 
No ,  Virginia  ,  non  partir. 
Two.       Qui  non  leggi,  qui  non  vedi,  (alzandolo, 
e  ponendosene  la  mano  al  pel  lo. 
Che  alla  morte  io  m' incammino  ; 
Empio  sei  ,  se  tu  non  credi 
Aspro,  immenso  il  mio  soffi  ir. 


TERZO  53 
Ma  è  di  ferro  il  mio  destino  ; 
Non  Io  placano  i  sospir. 
Pao.      Col  vestir,  che  hai  già  cangiato, 
Cangerai  fra  poco  il  core. 
Scorderai  chi  t'  ama  .  .  . 
Virg.  Ingrato  ! 

Può  scordarsi  un  primo  amore  ? 
Pao.      D'  altri  in  braccio  .  .  . 
Virg.  Ah!  taci  .  .  .  barbarci 

Pao.      Ma  il  varranno,  e  forse  .  .  . 
Virg.  Ah!  no. 

Pao.      Ah  !  chi  sa  .  .  .  chi  sa  .  .  .  se  mai  .  .  . 

Se  mai  più  ...  ti  rivedrò! 
Virg.      Mentre  me  qui  piangerai  , 
Jo  te  in  Francia  piangerò. 

SCENA  V. 

Cresce  il  mooimenta  sul  Fuscello,  un  drappello  dì  Marinari 
si  unisce  agli  altri  per  invitare  e  trarre  VIRGINIA  alla 
partenza.  Giungono  Isolani,  MARGHERITA  e  DOMINGO,  e  si 
aggruppano  intorno  a  PAOLO,  VIRGINIA  corre  ad  abbrac- 
ciare MARGHERITA. 

Coro  di  Marinai    Vieni ,  che  tardi  ? 

Virg.  Oh  madre  ! 

Pao.      Me  la  rapiscon  ! 

Maro.,  D031.  i  r  r 

oCoaocHsoL.)  Udì' 

Pao.      Tu  vuoi  lasciarmi  ? 

Virg.  Vedi? 

Forza  è  di  me  maggior. 
Coro  di  Marinai.  Vieni. 

Pao.  e  Virg.  Mi  .  .  .  manca  ...  1'  anima  ! 

Dom.,  Mar.  ed  Isol.  Ah!  calma  quei  dolor.  (giunta 
quasi  al  lido  Virginia  e  Paolo,  (piasi  fuori  di 
scerta,  s  involano  da  coloro  che  li  trattengono, 
e  corrono  ad  abbracciarsi  con  un  impeto  disperato,, 
a  2. 

Pao.  e  Virg.  Torna  o  èir*  ah!  torna  almeu 


SI 


ATTO 


Torna  a  dir  che  mi    tu  sci . 

o  f 

E  di  gioia  agli  occhi  miei 
Un  balleno  brillerà. 
Ah  I  se  un  lampo  di  speranza 
Mi  conforta  in  questo  addio , 
Nella  cruda  lontananza 
11    -  o  /»  ,o 

,     tu    fid    non  morra. 
La     a  a 

Sì  s  quel  cor,  quel  cor  è  mio; 

Questo  cor  sol  tuo  sarà.  (  vengono  divisi 

e  partono. 

Appena  montata  Virginia  sul  vascello  j  questa 
parte.  La  scena  rimane  vuota.  S'ode  il  can- 
none della  partenza  \  e  subito  Atanasio  preci- 
fittasi  in  iscena^  e  sale  sopra  uno  scoglio guarda 
lungo  il  mare^  fa  cenni  con  un  fazzoletto  spie- 
gato  j  indi  battendosi  la  fronte come  al  ricor- 
darsi di  Paolo j  corre  via  per  rintracciarlo. 

PARTE  QUARTA 
SS»  Uàiì?iàiS§ 


SCENA  VI. 

Stanza  povera  in  casa  di  MARGHERITA. 

Entra  un  Isolano,  che  pone  un  rozzo  candellicre  acceso  sopra 
un  tavolino  j  indi  DOMINGO,  MARGHERITA.  PAOLO  ed  Iso- 
lani, infine  anelante  ATANASIO. 

Marc.      Pietà  di  te  ,  pietà  di  me. 
Sim.  Sapete 

Che  v'è  fedel,  che  invano 

A  quel  cor  si  fa  guerra. 
Fao.      Ah!  madre!  io  son  deserto  sulla  terra! 

Non  spero  più!  Non  spero!  ùltimo  addio. 

Ultimo  è  stato  il  nostro  .  .  . 
Aia.  Figlio  mio  !  .  .  . 

Non  mi  resti  che  tu...  non  la  s;u  tutta..- 


TERZO  3* 

M'  avean  posto  io  sequestro  .  .  . 

Eran  troppi...  ero  solo...  Ahi  cani!  cani! 

Finalmente  scappai ...  ma  troppo  tardi . . . 

Paolo  . . .  non  fu  mia  colpa  . .  .  scellerati  ! 

Nemmrn  dirle  un  addio!  Pensiamo  a  noi. 

(Jiu  coraggio  ci  vuole;  .  .  . 

Lo  so  che  sono  sterili  parole  : 

Ma  siamo  uomini  alfine  ... 
Pao.  Ah!  m'han  strappata 

La  metà  del  mio  core. 
Ata.      Sì,  sì:  ditelo  a  me  .  .  . 
Coro  Ma  qual  fragore!  {sode 

il  lontano   muggito  del  mare.  Domingo  in 
ascoilo  accostasi  terso  il  balcone. 
Don.      Fate  silenzio;  mormora 

Sordo  e  lontano  il  mar.  (spalancano  un 

Nube  su  nube  adensasi  ,  balcone. 

Non  una  stella  appar. 
Sim.  .  Coro  Mai  non  parca  più  bruna 
Marg.       Orrida  notte  in  cielo  ; 

Ne  cresce  orror  la  luna 

Se  rompe  al  bujo  il  velo, 

V  onda  con  che  muggito 

Gigante  vien  sul  lito. 
Aia.      Non  è  un  vascel  che  battono 

A  prora  i  flutti  e  i  venti? 
Pao.      Virginia!  ...  oh  Dio  ! 
Cono  Silenzio, 

N'  echeggiano  i  lamenti 

Lontan  .  .  .  lontan. 
Aia.  Corriamo. 

Ardan  segnali  e  fiaccole. 
Pao.  Virginia  ! 

Sdì.  e  Ata.  Ah  che  tardiamo? 

Voliam.  Soccorso  ai  miseri. 
Pao.      Virginia  ! 
Sim.  e  Ata.  Al  mare. 

Titti  Al  mar.  ,  (partono 

tutti  rapidamente. 


.»<>  ATTO 

SCENA  ULTIMA. 

Lido  dei  mare.  —  Burrasca. 
LABOURDONÀIS  con  soldati  con  faci  sul  Udo  •  indi  PÀOJ 
ATANASIO,  MARGHERITA,  DOMINGO,  ed  Isolani  con  co? 

S'ode  una  campana  chiamare  a  stormo. 

Lab.       Soccorso.  Non  tardale. 

Voci  dal  mare.  Aita .  aita  ! 

Aia.  Perigliarsi  non  giova. 

È  troppo  irato  il  mar. 

^0R0  ?  Cresce  il  vento 

L-  ostinato  furor  : 

^A0  Morir  mi  sento! 

Se  (T  una  sola  vittima  ,   (cadendo  qenvfles} 
Oh  Ciel,  contento  sei 
Eccoti  il  sen  3  mi  fulmina  : 
Prendili  i  giorni  miei  ! 
Salva  Virginia,  Ah!  salvala, 
Sia  d'  altri  pur  ...  ma  viva!  (con  <jrici 
Se  arriva  -  a  te  il  mio  pianto 
Ti  plachi  il  mio  marlir. 
11  cuor  sofferto  ha  tanto 

Che  più  non  può  soffrir.  (*/  ah 

Lab.       A  chi  la  salva  mille  scudi. 

Nulla. 

Do  la  vita  per  lei.  Non  fo  mercato 
Della  pietà. 
!*A0-  Teco.  Si:  teco. 

Coro      (cade  vn  fulmine)  È  tardi 

Spezzò  il  folgor  la  nave,  (passano  spe 
zami  di  albero  ,  tele  e  navigli 
Ro*-  Zitto.  Zitto. 

Un  non  so  che  fra  il  mareggiar  biancheggia 
Coro      Una  trave  afferrò . . .  nuota  . . .  galleggia 
Lab.,  àta.,  \     i        .  . 
Pao  e  Marg.  ì    E  V,rS,n,a 
(:°»a  Morente! 
'>AB-  (Oh  mio  rimorso! 

Per  me,  per  me  morì!  ) 


ATTO  TERZO  37 
Ata.  (  Glttandosi  in  mare  ne  reca  fuori  Virginia  e 
la  depone  sopra  un  sasso.  Quadro 
Cagna  di  zia  ! 

Presi  un  bagno  per  te. 
Pao.       (  gittandosi  a  suoi  piedi >   e  stringendone  la 

mano.  )  Virginia  mia  ! 

Viro.  (I)  Paolo!...  (2)  Madre!...  (3)  Caro.  (4)  T'amo. 

Paolo ,  meco  ...  in  ciel  ...  ti  bramo; 

Già...  la  luce...  (5)  Paolo!...  Ah! 
Ata.  (6)  Fu  la  vostra  crudeltà. 
Lab.      Quanto  io  soffra  il  Ciel  lo  sa. 
Mar.,  Sim.       T'allontana,  adora  e  taci; 
A  ia.  c  Coro  Che  dal  Ciel  volere  è  questo; 

Lo  spettacolo  funesto 

Palpitar  ci  fa  per  te. 
Pao.  {a  forza  allontanandosi  con  una  calmi  terribile. 
Madre  mia,  temer?  ...  Di  me? 

No,  il  mio  duol  non  ha  delirio  {a  Marg. 

Non  ha  smanie,  non  ha  pianto; 

Ma,  lo  spero,  a  lei  d'accanto, 

Madre  mia,  mi  ucciderà. 
Voi  piangete  !  sospirate  ! 

Ah!  la  calma  m'invidiate  1    (a  guanti  fa 

Neil'  oblio  de'  suoi  tormenti  circondano. 

L'alma  mia  respirerà. 
E  unii  tomba  .  .  .  almeno  spenti, 

Pure  insiem  ci  accoglierà,  (pian  piano  si 
avvicina  a  Virginia  ^  e  le  cade  morente  al  fianco. 
Tutti  tranne  Pao.       Storia  d'  affanni 

Qual  mai  cor  fra  i  tiranni 

Senza  piangere  t'udrà. 


(i)  A  Paolo.  (2)  A  ìforg:  (3)  A  Ata.  (4)  A  Paolo,  (s)  Bran- 
c landò  fin  die  trova  la  mano  di  Paolo  morendo,  (e)  A  Lab. 
che  si  copre  gli  occhi  piangendo  e  parte. 


F  I  N  E.